Essendo la presente opera un esame obiettivo dell'attuale Federazione, non intendiamo addentrarci nello studio retrospettivo dei princìpi, della fede e degli uomini che di quella Federazione nel 1901 furono i dirigenti.
La storia relativa l'ha scritta proprio Giulietti; vada dunque il lettore, se ne ha voglia, a leggere quelle pagine tempestose (vedi libri Rosso, Verde e Nero della Federazione).
Giulietti andò alla Camera del Lavoro perchè là vi erano ancora i resti della disfatta sindacale marinara del 1907. Oltre a questi resti (poche sedie, un armadio e dei libri su cui pesava una specie di sequestro a causa di un debito non pagato), Giulietti trovò qualche vecchio organizzatore alle prese con la fame e con l'avvilimento. Non riuscendo quegli organizzatori a rimettere in piedi la Federazione dopo oltre due anni dalla battaglia perduta, Giulietti, per scrupolo di coscienza, sentì il bisogno di provarsi a dare vita ad una nuova Federazione. Non doveva chiedere permesso a nessun dirigente, essendovi una completa «tabula rasa».
Chiese invece il permesso al capo della Camera del Lavoro a convocare in assemblea i marittimi. Ottenutolo, li invitò alla adunata recandosi prima personalmente a bordo per comunicare l'invito. La prima riunione riuscì importantissima e investì Giulietti di ampi poteri per riorganizzare la classe. Forte di questo mandato, Giulietti si mise all'opera, secondo un piano da lui ideato, sul fac-simile del servizio di bordo. Non aveva mai fatto l'organizzatore, e non voleva farlo.
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