Giulietti ha ragione di diffidare perchè sovente è stato tradito, per avere preteso lealtà, onestà e fede nei suoi collaboratori. Desidera trattarli come fratelli, ma devono essere onesti. Incontra sui propri passi gente diversa: chi fa il puritano ed è invece un miserabile; chi fa l'onesto ed invece cerca d'imbrogliare; chi finge di schivare le cariche ed invece le vuole; chi si dichiara leale ed invece intriga e complotta. Miserie umane! Giulietti va avanti in virtù della convinzione di difendere la causa dei marittimi, ed è sicuro che chi farà del male si smaschererà con le proprie mani.
Se può, aiuta tutti. Non offende, ma respinge l'offesa e contrattacca. Non odia nessuno. È fornito di una intuizione non comune, che gli permette di orizzontarsi.
Iniziando la lotta contro la «Puglia» si portò a Bari da dove diresse le operazioni con accorgimento.
Tutto dipendeva dall'esito del primo fermo. Navi in partenza. Il comandante ordina di salpare. Il primo ufficiale gli riporta che un fuochista ha la febbre e che bisogna sbarcarlo. Va a bordo il medico della Capitaneria, che ordina lo sbarco dell'ammalato. Non si trova in tutta l'Italia un altro fuochista per sostituire lo sbarcato.
Trattandosi di nave sovvenzionata, esistono tabelle d'equipaggiamento bene precisate. Poichè l'equipaggio non è completo come la tabella prescrive, la nave non può partire e perciò trovasi legalmente fermata.
A terra però vi sono moltissimi fuochisti marittimi, pronti per l'imbarco. La Compagnia, volendo, può trovare sulla piazza il fuochista per sostituire l'ammalato; ma per avere il fuochista, di cui ha bisogno, occorre che accetti di applicare a tutti i suoi equipaggi quello che la Federazione dei marittimi ha chiesto.
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