«L'avvocato Mario Murtula vi ha magnificamente illustrato l'opera del comitato. Essa fu davvero importante nel suo tentativo pacifista. Non ottenne la fusione, ma arrestò la autonomia. Mise in maggiore evidenza la malafede degli avversari, le loro manovre, i loro interessi, le loro forze, i loro uomini e mostrò fin dove quelle e questi possono esercitare la loro influenza.
«Lavoro questo, che ha fatto venire a galla tutto l'odio delle anime nere che vivono sulle condizioni di separazione delle attuali casse; che ha messo al nudo una serie di mali elettorali, parlamentari, regionalistici tendenti a trasformare quella delle Casse Invaldi in una questione politica, mentre è e non può essere che una questione economica.
«Il Comitato Nazionale, dopo di avere con la sua opera battuto inutilmente per molto tempo le vie della legalità per indurre il Governo a dare pratico corso al giudizio della Commissione Reale e a calmare in tal modo le ansie di tanti poveri vecchi invalidi marini, stanchi, sfiduciati di pazientare nell'attesa della promessa riforma che doveva tranquillizzare le loro travagliate esistenze, per mezzo del suo presidente vi ha dimostrato e dichiarato in questo congresso, che la barriera politica regionale, artificiosamente innalzata contro la fusione e per conseguenza contro il reale miglioramento delle Casse Invalidi, non può essere abbattuta che coll'intervento diretto, pacifico, o violento, del proletariato marittimo organizzato.
«Il Comitato Nazionale, v'ha detto che è giunta l'ora, in cui bisogna far intendere a chi di dovere, che la promessa riforma e fusione delle Casse Invalidi, se non verrà per amore, verrà per forza, e perciò esso intende che la Federazione dei Lavoratori del Mare lo sostituisca nel nuovo atteggiamento, che i marini d'Italia devono assumere di fronte agli autonomisti e al Governo.
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