DAL COMANDANTE AL MOZZO.
«Gli avversari della fusione, da gente che la sa ben lunga, fiutarono subito il mal tempo. Poco dopo la metà del 1910 organizzarono una infernale campagna contro la Federazione Marinara che era riuscita proprio allora ad unire, sotto le sue bandiere, lo stato maggiore e la bassa forza navigante.
«Il loro sistema d'attacco non fu nè lo scritto, nè la pubblica verbale protesta. Come rettili fecero strisciare dei loro amici dentro le file liberali e fraterne della Federazione. Misero la loro dignità a contatto con la polvere per fingersi umili; ma nei loro occhi si leggeva l'influenza della vipera, e si restò in guardia.
«Non tardò molto che tentarono di mordere, ma si ebbero le teste schiacciate dal piede della organizzazione. (Applausi).
«Ma non si dettero per vinti. Contro la formula «Dal Comandante al Mozzo», che è il nostro grido di battaglia, il simbolo della nostra unione, il principio fraterno che offre una idea del nostro programma e della nostra fede, che è l'avvertimento ai superiori e agli inferiori, componenti l'equipaggio di una nave, che da un istante all'altro il mare, con uno dei suoi colpi imprevisti, li può inghiottire in una tomba comune e perciò devono amarsi, rispettarsi e vicendevolmente assistersi; contro questa formula che in quattro parole vi grida le sofferenze e le speranze della intera marineria italiana, che vuol navigare ma vivere, che vuol compiere ovunque e sempre tutto il suo dovere, ma che non permetterà più a nessuno la minima offesa al suo diritto, gli avversari della fusione, che sono poi una cosa sola con i nemici della organizzazione, hanno avuto la sfrontatezza d'insorgere anche con mezzi di eccezionale volgarità.
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