«Hanno finto di non comprendere che «Dal Comandante al Mozzo» significa soltanto tutti i Lavoratori dal Mare uniti così nel pericolo e nel dovere come nella speranza e nella lotta, così nella disciplina, nel compimento del proprio lavoro, come nella proclamazione alta e serena dei comuni diritti, ed hanno insinuato che questo avvicinamento dello stato maggiore alla bassa forza avrebbe finito col sopprimere la disciplina di bordo e col rendere impossibile il governo di una nave.
«Non basta: essi hanno osato perfino di diffamare l'organizzazione unitaria, vellicando i sentimenti malsani d'una pretesa dignità di grado, che non è affatto menomata dal nostro modo d'intendere l'unità. Contro quei pochi indegni, che, o per ambizione di carriera, o per un pugno di argento, non hanno esitato a tradire i loro compagni, l'organizzazione ha compiuto la sua opera di difesa, bollandoli a fuoco sopra i giornali della classe.
EPURAZIONE INTERNA.
«Ai colleghi, che in veste amica minavano la base della organizzazione, s'aggiunse l'incoscienza pericolosa e per poco fatale del professionista socialistoide, avido di servirsi dell'Associazione degli Ufficiali come base elettorale per la sua candidatura.
«Questo messere, per l'avvenuta inscrizione della Associazione Ufficiali alla Federazione dei Lavoratori del Mare – inscrizione voluta da tutti gli Ufficiali soci in vista del mal governo, che aveva rovinato la loro Associazione nel periodo, in cui non era unita agli equipaggi – capì che i suoi desideri per la deputazione non sarebbero stati mai soddisfatti, perchè la Federazione non avrebbe mai permesso a lui – che aveva dato prova di tanta incapacità nel dirigere l'Associazione – di rappresentarla e di difenderla alla Camera.
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