Epperò, venendo a mancargli lo scopo, per cui fino allora aveva occupato la carica più importante nella Associazione, si unì al gruppo delle persone, che lavoravano a tutto spiano, per impedire che lo stato maggiore e la bassa forza formassero, per mezzo della Federazione dei Lavoratori del Mare, una sola organizzazione.
«Appena l'antipatico proposito fu palese, si procedè ad una messa alla porta, per mezzo di referendum fra i soci, di questa persona, che, pur essendo rispettabilissima nel campo politico – ormai ingombro in tutte le sue gradazioni di tipi consimili – si prestava inconsciamente, o per cieca ambizione, o per mancanza di praticità organizzativa, al frazionamento delle forze marinare.
LA FEDERAZIONE DEI LAVORATORI DEL MARE
«Trionfando d'ogni ostacolo opposto da gente in buona o in malafede alla sua formazione, alla sua ragion d'essere, la Federazione dei Lavoratori del Mare, in questa memoranda riunione si presenta a voi, marittimi italiani, con le civili, armoniose, rilevanti conquiste del 1911, con le sei sezioni federali di Genova, Venezia, Napoli, Palermo, Trapani e Catania, funzionanti sopra uno stesso piano amministrativo e per tutti i gradi, per tutte le categorie, nella ferma fede, nella certa speranza di fare del bene ai compagni nostri, alle loro famiglie, alle nostre famiglie, alla marina mercantile intera, alla patria italiana e a quella degli altri fratelli lavoratori (Applausi).
«Attorno alle sei Sezioni, che formano il gruppo della forza attiva, e che comprendono tutti quelli che navigano, s'è formato il gruppo della forza ausiliaria, composto dalle Società di Mutuo Soccorso, dalle Cooperative o Leghe di Pescatori e dalle Leghe autonome di marittimi di carattere locale.
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