Infatti, l'agitazione continuò maestosa, solenne, imponentissima. Si effettuò, ripeto, in tutti i porti, su tutte le navi, comprese quelle cariche di soldati per la Libia. Nulla potè resistere a questa travolgente irresistibile agitazione, sospinta, infiammata da una indomita fede, da una causa profondamente giusta e santa. Giulietti osò fermare anche le navi cariche di soldati per zona di guerra. Allora intervenne l'onorevole Giolitti, il quale, essendo molto intelligente e sapendo che i marittimi erano disposti a tutto per ottenere giustizia, sapendo che avevano ragione, fece davanti alla Camera dei Deputati una dichiarazione molto comprensiva a favore della nostra causa. Giulietti, valutando a volo la enorme importanza di quella dichiarazione del Capo del Governo, sospese immediatamente l'agitazione che durava da oltre una settimana. Il Sottosegretario alla Marina, Onorevole Bergamasco, osò mettersi contro Giolitti, accusando Giulietti di essere ricorso alla violenza mentre la Camera discuteva. Molti giornali protestarono verdi di rabbia. Il «Corriere della Sera», organo molto importante degli Industriali italiani, perdette le staffe fino al punto di scrivere:
«Non pensi la Federazione dei Marinai di avere fatto assistere all'Italia una bella figura! Di fronte al caso di Ufficiali che dovrebbero mantenere a bordo l'ordine e la disciplina e che invece immobilizzano la nave coi propri dipendenti; di fronte alla diserzione dei servizi marittimi, più essenziali come quello della Libia; di fronte al fermo dei piroscafi che dovevano portare TRUPPE IN CIRENAICA, fermo che costituiva un reato contemplato dal Codice, non s'illuda la Federazione sul giudizio della opinione pubblica.
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