I nemici di Giulietti erano di diversa specie: armatori e politici. Per tentare di impedirgli la lotta contro l'Italiana pensarono d'insidiarlo dentro il partito socialista. I politici, per ragioni elettorali, l'odiavano, benchè sedicenti socialisti, forse quanto e più degli armatori. Sicchè nel settore politico, da cui doveva essere aiutato, si congiurò contro di lui per una meschina partita di voti. Avvenne così che elementi inscritti alla sezione socialista di Genova, ad arte influenzati ed incoraggiati, osarono indire, benchè in minoranza, un'assemblea per prendere una deliberazione contro Giulietti, accusandolo di brigare per invogliare i marittimi a votare per una tendenza piuttosto che per un'altra. Giulietti invece aveva dichiarato di non potere influenzare in alcun modo i marittimi avendo il dovere di lasciarli liberi affinchè votassero secondo la loro coscienza. Questo atteggiamento non piacque, perchè ogni gruppo politico voleva i voti dei marinai.
Si trattava di mandare alla Camera questo o quel candidato. I concorrenti socialisti erano parecchi. La partita poteva essere decisa anche per qualche migliaio di voti. Per non urtare nessuno, per salvare l'unità sindacale marinara, Giulietti decise la neutralità, donde le ire del settore politico di cui Giulietti faceva parte, perchè pretendeva che, come suo inscritto, mettesse la Federazione Marinara al servizio di tale settore. Ecco perchè poi Giulietti, qualche anno dopo questi incidenti, ritenne opportuno, pur restando socialista, di non fare più parte del partito, di nessun partito.
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