Visto che il metodo di lotta inventato da Giulietti era imbattibile (il metodo delle malattie per fermare le navi rispettando la legge), puntarono i piedi da tutte le parti per fare nascere qualche fattaccio. Un patto scellerato unì tutti questi avversari. Racimolarono negli angiporti elementi d'assalto e poi, servendosi di un portavoce sindacalista, annunciarono una pubblica riunione all'Università Popolare. I muri di Genova apparvero tappezzati con manifesti, nei quali si leggeva:
«Il fenomeno Giulietti – l'organizzazione marinara – grande conferenza contro il sindacalista Giulietti all'Università Popolare. Interverrà la stampa. Si accetta il contradditorio».
Qualcuno avvicinò Giulietti per consigliarlo di non raccogliere la provocazione e di non andare al contraddittorio. Giulietti non rispose al giuda. Si recò invece a bordo delle navi e invitò gli equipaggi a trovarsi all'ora opportuna nella sede sociale.
I marittimi riempirono il salone all'ora indicata. Giulietti li diffidò ad andare armati, e li invitò a consegnare al portiere ciò che avevano di persuasivo addosso. Consegnarono parecchi sacchi di roba! Tra i convenuti vi erano una ventina di mori quanto mai affezionati, avendo ottenuto a bordo lo stesso trattamento dei bianchi. Giulietti organizzò la massa in tre colonne che si avviarono contemporaneamente all'Università Popolare. Bisognava salire a Piazza De Ferrari. Dovendo infilare strade strette (carrugi), Giulietti pensò di non fare una sola e lunghissima colonna. Per le salite i mori essendo più leggeri passarono in testa a tutte e tre le colonne, ed entrarono per primi nel salone dell'Università, dove gli avversari, vedendoli, allibirono.
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