In Questura si erano dati convegno gli avversari stordendo il Questore con notizie fantastiche. Questi, allarmato, visto che tra i denunciatari vi erano persone politiche di diversa gradazione, dispose per l'arresto del nostro Segretario. Intanto, i marittimi, nulla sospettando, si erano avviati verso la Via Caffaro, per recarsi alla redazione di quel giornale e consegnare l'ordine del giorno contro la geldra dei traditori.
Giulietti con una delegazione di marittimi venne ricevuto dal Direttore che assicuṛ la pubblicazione.
Mentre entro la sede del giornale avvenivano questi fatti, la Questura faceva bloccare Via Caffaro.
Appena Giulietti usć dal giornale venne arrestato. I marittimi erano stati divisi e separati da cordoni di forza pubblica. Tuttavia, appena videro Giulietti ammanettato, sfondarono i cordoni e riuscirono a raggiungere il loro Segretario per liberarlo. Entrarono in funzione le rivoltelle e sopravvennero rinforzi di forza pubblica. Sulle tempie di Giulietti furono spianate quattro rivoltelle. Egli sorrise dicendo che non ve n'era bisogno. Venne coś tradotto, insieme ad altri marinai arrestati, in Questura ove doveva constatare uno spettacolo indegno: i perfidi avversari di diversa specie e colore erano là, con gli occhi dilatati dal compiacimento di vederlo ammanettato; gongolavano di gioia, e pareva che dicessero: «Ti abbiamo preso, ingenuo, ora... i pescecani della povera plebe navigante esulteranno; li abbiamo serviti bene! I loro trentatrè denari sono stati bene spesi».
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