Quando i nemici videro che Giulietti era in galera, si diedero da fare per farlo stare dentro il più possibile. A tal fine incominciarono a falsificare i fatti, sottacendo che la riunione all'Università era stata indetta da loro con sistema ultra provocatorio.
Ma gli equipaggi delle navi misero subito le cose a posto, facendo sapere che le navi non sarebbero partite fino a che Giulietti non fosse stato messo in libertà.
Di fronte a questa netta posizione della gente di mare, l'Autorità procedette agli accertamenti con sollecitudine. Venne così fuori che la colpa era dei veri provocatori; i quali, tra l'altro, avevano assoldato arnesi da galera la sera della conferenza all'Università Popolare; e per conseguenza, dopo soltanto due giorni di carcere, Giulietti fu rimesso in libertà in virtù della fraterna, spontanea, generosa solidarietà degli equipaggi delle navi.
Capo VII
LA RETTIFICA DE «IL LAVORO» DI GENOVA
Appena uscito dal carcere, Giulietti mise le cose a posto sui giornali nei confronti di coloro che le avevano svisate. Lo stesso giornale «Il Lavoro» di Genova, che aveva divulgata una cronaca assai alterata degli avvenimenti, di fronte alla scarcerazione di Giulietti, dovette rettificare. Stralciamo da una sua nota del 28 agosto 1913:
«Ora, a mente calma, e sentite tutte le campane il pubblico potrà cominciare a formarsi un concetto adeguato degli avvenimenti».
La montatura, ormai sgonfiata, era stata talmente architettata, che il Governo aveva inviato nel Porto di Genova una parte della flotta con navi corazzate spiananti i cannoni nella direzione della sede della Federazione Marinara, modestissimo locale di piazza San Marcellino, luogo di riunione di questi lavoratori.
| |
Giulietti Università Giulietti Autorità Università Popolare Giulietti Giulietti Lavoro Genova Giulietti Governo Porto Genova Federazione Marinara San Marcellino
|