(ma badate è un rimover la limacciadi tutte le viltà di questo mondo);
toccategli la mano: il cor vi diaccia.
Bastò questo messaggio per stroncare ogni tentativo scissionista. Gli ufficiali isolarono il traditore unendosi più di prima alla loro Federazione.
Mentre si faceva questa lotta tra la Federazione e le forze indirettamente maneggiate dal capitalismo marittimo, proseguivano su altro piano le trattative sindacali tra la «Italiana» e noi. Questa Compagnia tirava a portare le cose in lungo; ma ormai la preparazione da parte nostra era ultimata. Avevamo dovuto lottare per persuadere gli equipaggi a non fermare tutte le navi in una volta. Il piano di Giulietti fu questo: fermare progressivamente tutte le navi dell'«Italiana» (quaranta) e far navigare tutte le altre. Gli equipaggi, che non parteciperanno direttamente alla lotta, verseranno una parte della loro paga e per ogni mese, per fare avere la paga agli equipaggi che, partecipando direttamente alla lotta, saranno probabilmente sbarcati.
Occorse un certo tempo per preparare questo piano. Mentre la lotta si preparava, si rovesciarono gli ostacoli innalzati sul nostro cammino dagli armatori, da politicanti invidiosi e da criminali assoldati. Arrivammo così alla fase decisiva.
Giulietti disse all'«Italiana»: «O ci date tutto quello che la Federazione domanda, o passiamo alla agitazione immediata.
Il Governo si mantenne neutrale.
L'«Italiana» rispose con un rifiuto. Incominciò la lotta, che fu magnifica, caratterizzata da episodi di stupendo valore sindacale.
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