Di fronte a questi risultati la Federazione dei Marittimi diventò di una saldezza incrollabile. I federati non videro più in Giulietti il loro Segretario ed il loro rappresentante, ma il loro fratello, il loro migliore amico. Giulietti frequentava ogni giorno a bordo delle navi gli equipaggi. Si erano stabiliti vincoli naturalmente spontanei ed affettuosi tra lui e la Gente di Mare. Il risultato delle belle vittorie aveva sprofondato tutte le velleità avversarie. Un accanito avversario politico esclamò: «Non c'è più niente da fare; Gulietti ci sbaraglia tutti con le sue strabilianti conquiste».
Restava da regolare il settore più difficile, quello delle «Carrette», cioè delle navi da carico. I viaggi di queste navi non sono disciplinati da speciali orari, da norme obbligatorie derivanti da capitolati d'appalto. Un Armatore di una «Carretta» può far partire la sua nave quando gli pare e piace, e, se i noli sono bassi, disarmarla a piacimento gettando a terra alla fame l'equipaggio.
Giulietti fece bene ad attaccare prima la «Puglia», poi le Sovvenzionate, poi le Compagnie con navi da passeggeri.
Preparò così l'ambiente adatto per gli equipaggi delle navi da carico e, appena pronto, attaccò. I noli erano bassi, ma lasciavano ancora un certo margine. Poi scesero ancora. Gli Armatori ne approfittarono per proclamare la serrata.
Giulietti lasciò fare. Non poteva fare diversamente. Attese il rialzo dei noli. Aiutò gli sbarcati, imbarcandone molti su navi non partecipanti alla serrata. Intanto divampava un'accesa polemica fra i giornali armatoriali e quelli di parte social-democratica.
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