Poichè erano esigui questi miglioramenti, la Federazione dei marittimi passò al contrattacco ricorrendo al blocco delle navi. Vennero così fermati molti piroscafi da carico tra cui:
«Fido» - «Giovanni G.» - «Enrico Parodi» - «Schelling» - «Carmen» - «Armida» - «Angelica Accame» - «Maria Madre» - «Vinci» - «Lauria» - «Spiga» - «Astrea» - «Nitor» - «Jupiter» - «Ermione» - «Poviga» - e tanti altri, ma sempre ed esclusivamente del settore delle «carrette», quindi il traffico nel porto continuava a funzionare liberamente per le navi sovvenzionate e per tutte quelle da passeggieri.
Imponente solidarietà.
Il movimento sindacale marittimo, benchè limitato alle navi da carico, fu imponente. Tutti sapevano che gli equipaggi delle navi da carico erano male trattati. Poichè la stampa armatoriale inveiva ferocemente contro questa nostra santa battaglia, intervennero al nostro fianco con atto di fraterna solidarietà i giornali di estrema sinistra come: «Avanti», «Il Lavoro», «Sempre Avanti», «La Propaganda», «Il Dovere», «Il Piccolo», «La Romagna Socialista», «Il Piccone», «La Scintilla», «Il Fuoco», «L'Avvenire», «Gli Scamiciati», «Speranze e Tempeste», «L'Avanguardia», «La Giustizia», «La Libertà» e cento altri, i quali dichiararono su tutti i toni che, se il Governo avesse tentato di soffocare con la reazione l'agitazione dei Lavoratori del Mare, tutto il proletariato italiano sarebbe sceso in piazza a prezzo di qualsiasi sacrificio.
Infatti, la Camera del Lavoro di Genova lanciò per mezzo del suo segretario generale, Ludovico Calda (d'accordo con tutti i lavoratori), il seguente appello alla solidarietà operaia, in data 31 luglio 1914, e a questo grido umano allibirono tutti i tiranni e gli sfruttatori della classe marinara, vilipesa, sfruttata e dolorante.
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