Così sappiamo:
che in un certo momento le banchine nel porto di Genova, nel settore carboni, sono state occupate da migliaia di soldati; che certi Armatori scesero con la tuta nei locali macchine delle loro navi per tentare di fare funzionare le calderine e dare vapore ai verricelli per le operazioni di scarico; che squadre di crumiri furono costituite con elementi racimolati in ogni parte d'Italia e tenuti poi nascosti in un locale a Genova, pronti per andare a bordo di notte; che Giulietti riuscì a scovarli e a persuaderli a fare causa comune con i marittimi; che tutto il Porto di Genova venne bloccato per due giorni per il concorso energico e fattivo di tutti i lavoratori del Porto guidati dalla Camera del Lavoro, per l'intervento personale diretto di uomini come l'On. Giuseppe Canepa e Lodovico Calda; che infine, essendo scoppiata la guerra europea da un pezzo e trovandosi l'Italia alla vigilia dell'intervento, questa veramente grandiosa battaglia per gli equipaggi delle «Carrette» venne conclusa per mezzo di un lodo arbitrale (primo maggio 1915), che accolse in gran parte le richieste dei lavoratori. L'On. Canepa fu uno degli arbitri. Gli equipaggi conseguirono notevoli miglioramenti. Non era facile questa lotta. Gli Armatori ricorsero alla serrata perchè i noli erano bassi. Giulietti non si mosse. Lasciò fare. Qualche energumeno pretendeva che fossero fermate tutte le altre navi. Giulietti rispose che guidava la lotta come voleva lui e che non tollerava nessuna inframmettenza di imbecilli o di provocatori; e che alla fine della battaglia avrebbe reso conto del suo operato ai marittimi, riuniti in Assemblea, gridando ancora una volta che, se perdeva la battaglia la colpa era tutta sua, e, se la vinceva, il merito era unicamente dei federati.
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