Passarono su questa terra mille eserciti di vandali ed i musei d'Europa conservano con estrema gelosia i capolavori di Michelangelo, del Cellini, di Raffaello, del Tiziano. In Italia rubarono a man salva Carlo Magno, Carlo V, i due Napoleoni, Francesco Giuseppe e tutti i ladroni che calarono dalle nebbiose e fredde terre del nord.
Ma, per fortuna d'Italia, nacque un giorno nell'azzurra Nizza un biondo figlio di marinaio. Ha i capelli d'oro, gli occhi color del cielo, le guance e la barba di Cristo: ha in cuore tutte le stelle del cielo. Fanciullo, salva la vita al suo simile, ristretto nelle mani di un maestro presto fugge, imbraccia un remo, congiura contro i re, è condannato a morte.
Comincia il suo pellegrinaggio attraverso il mondo, conquista città, libera schiavi negri e bianchi, a lui devono tre Repubbliche la gloria d'invitte vittorie, due regni, la libertà i popoli tirannizzati.
Con mille eroi, salpa una splendida notte, in cui par che più brilli allettatrice, la sua stella – Arturo – da un negro scoglio ligure e in mezzo ai perigli di crociere nemiche, sbarca a Marsala, vola a Calatafimi e a Palermo e pianta la rossa camicia tra le fiamme e le bombe, le barricate e la morte.
I Poeti l'hanno chiamato l'Ettore di Montevideo, il Camillo di Roma, l'Argonauta di Marsala, l'Eroe dei due Mondi, il Leone di Caprera. I preti lo dissero il Filibustiere, il Corsaro, l'Anticristo, il Bandito, l'Avventuriero. Noi – marinai d'Italia – lo chiamiamo il nostro Gran Padre: il Redentore!
Tutta la razza, la storia, la civiltà, il passato, il presente ed il futuro sono condensati in questo gran figlio del mare, del mare nostro.
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