«L'appello fu da voi, Marittimi, accolto con entusiasmo. Fedeli al comune programma, avete dato tutti voi stessi alla grande causa. Affrontaste volontariamente i sacrifici e le dolorose conseguenze della guerra sottomarina, della guerra in trincea, nell'aria, comunque e dappertutto. Le vostre perdite sono enormi. Molte le vedove, moltissimi gli orfani dei compagni travolti, scomparsi, caduti per sempre.
«Man mano che la guerra volgeva al tramonto, la luce di una nuova èra spuntava sugli orizzonti insanguinati: cadevano in frantumi corone, troni, imperi; re e imperatori fuggivano lungo la via dell'esilio. Non poteva essere diversamente! Ogni azione ha il suo frutto; ogni sacrificio ha il suo premio. Il Capitalismo, generatore della guerra, con la guerra stessa passa di sconfitta in sconfitta, e questo processo di trasformazione è più inoltrato nelle Nazioni dove il capitalismo maggiormente soffocava i diritti dei lavoratori.
«Esse sono sconfitte per le prime nel feroce gioco della guerra, ed in conseguenza la trasformazione sociale, che ormai è in marcia per tutta l'Europa e per tutto il mondo, si svolge in esse in modo violento. Gli altri Stati cercano di ricorrere ai ripari per sbarrare il passo alla marcia trionfante del lavoro contro il capitale; ma i loro sforzi sono inutili, poichè quella trasformazione è fatale, è spinta innanzi dalle raffiche che la guerra tremenda ed orrenda ha sollevato.
Inizio
«Per cura del Governo Italiano viene costituita verso la metà del 1918 una commissione chiamata del «Dopo Guerra» con l'incarico di studiare i mezzi necessari per far passare la Nazione dallo stato di guerra a quello di pace senza gravi perturbazioni.
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