L'armamento, vistosi assalito di fronte dalle schiere marinare, gettò via la maschera. Deluso e nello stesso tempo desideroso d'ostacolare con ogni mezzo le aspirazioni degli equipaggi, mise in evidenza il vero scopo per cui quella Casa doveva, secondo lui, funzionare.
Terribile fu la lotta, armi corte e senza esclusione di colpi. I traditori, nel momento decisivo della battaglia, passarono direttamente al servizio del nemico. Gente, cacciata via dalla Federazione Marinara perchè vi rubava le quote che i Lavoratori del Mare pagavano, si trasformò in velenoso strumento di diffamazione e di vendetta contro il capo della Federazione stessa, il quale, mentre a Venezia guidava le squadre marinare all'assalto della Bastiglia capitalistica, si vide assalito a sua volta da infinita schiera d'avversari di ogni qualità: spie, ladri, calunniatori, traditori. Ma il nemico, nonostante il denaro speso e i complotti orditi, venne sconfitto. A Venezia la Gente di Mare mise l'avversario con la schiena a terra: per la prima volta gli equipaggi ottennero un contratto di arruolamento ed un regolamento organico soddisfacenti. La stampa gialla digrignò i denti. Ogni ufficio armatoriale sputò verde: giustizia era fatta. Il capitalismo marittimo, vistosi battuto, chiuse il covo, chiuse la Casa dei Marinai, perchè gli era divenuta inutile. Se essa fosse stata aperta per ospitare sul serio i marinai disoccupati, avrebbe dovuto continuare nella sua funzione indipendentemente dai risultati delle lotte fra capitale e lavoro.
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