Ecco una lettera di D'Annunzio che documenta il fatto:
«Mio caro Capitano Giulietti,
«La bandiera dei Lavoratori del Mare issata all'albero di maestra, quando la nave «Persia» stava per entrare nel porto di Fiume col suo carico sospetto, confermò non soltanto la santità, ma l'universalità della nostra causa.
«La Federazione, dopo averci arditamente mostrato il suo consenso e dato il suo aiuto, ci fornisce armi per la giustizia, armi per la libertà, togliendole a reazioni oscure contro un altro popolo, non confessate.
«Teniamo le armi e teniamo la nave.
«Adopreremo le armi, senza esitazione e senza misura, contro chiunque venga a minacciare la città che abbiamo per sempre liberata.
«D'accordo con te e con i compagni, consideriamo la nave come un pegno contro la malafede che di indugio in indugio tenta di sottrarsi alle promesse e ai patti. E confidiamo che la Federazione ci sostenga con tutta la sua potenza, a impedire che il Governo antinazionale distrugga a profitto di stranieri l'ordinamento commerciale fiumano e continui a rovinare il traffico del porto e ad affamarne i lavoratori.
«Ringrazio te che all'improvviso ci hai portato il tuo ardore allegro, il tuo vigore costruttivo, la tua fede guerreggiante. E nuovamente ringrazio i quattro tuoi Arditi garibaldini che mutarono la rotta della nave dolosa con un colpo maestro, rapido, preciso, irresistibile nello stile di Ronchi.
«Dalla carbonaia nera, come dal nostro cimitero carsico, balzò lo spirito.
«La causa di Fiume non è la causa del suolo: è la causa dell'anima, è la causa dell'immortalità. Questo gli sciocchi e i vigliacchi ignorano o disconoscono o falsano.
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