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      Questa clausola (vero trabocchetto da legulei) voleva, in fin dei conti, significare che, se il Cap. Giulietti, dava il fermo a qualche piroscafo, le navi garibaldine gli sarebbero state tolte. Per non pregiudicare la creazione della «Garibaldi», Giulietti chiuse gli occhi, ma preparò le polveri e l'arma al piede per reagire. La sera che Garibaldi dall'altura di Gibilrossa chiese ai suoi capitani se si volesse prendere il monte in guerriglia sparsa o irrompere su Palermo, la voce di Bixio fu udita gridare: o a Palermo, o all'inferno!
      Così Giulietti per avere le navi, sarebbe sceso anche all'inferno.
      Si presentò subito un incidente, per dar credito al sospetto che quella clausola fosse stata escogitata per rovinare la «Garibaldi». Come è noto, la Commissione Reale Marinara, nella seduta del 30 dicembre 1919, aveva deciso di assegnare alle famiglie dei morti per febbre spagnola le indennità fissate dal Lloyd Mediterraneo. L'esercizio della Navigazione di Stato s'era pure impegnato di fare avere quella indennità nel più breve termine possibile alle famiglie dei caduti di febbre spagnola a bordo delle navi dell'E.N.S., ma a quelle infelici famiglie non si dava nulla! Sui primi di marzo del 1920 era in partenza da Genova il piroscafo «Pesaro» di 12.000 tonn. per l'America del Sud. Il Capitano Giulietti ne approffittò per iniziare una brillante e sostenutissima battaglia; ne fermò la partenza, e mise quale condizione «sine qua non», o l'indennità febbre spagnola alle povere vedove e orfani degli undici marinai periti, o il «Pesaro» non si sarebbe mosso.


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Storia della Federazione Italiana dei Lavoratori del Mare
di Giulio Tanini
Tipogr. Angassini Genova
1952 pagine 173

   





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