La battaglia, a fondo, a dispetto della famosa CLAUSOLA, si protrasse dai primi di marzo del 1920 al 7 maggio, cioè sino a quando l'esercizio di navigazione di Stato accettò il riconoscimento dell'indennità, di cui è detto sopra, a tutte le famiglie dei morti di febbre spagnola.
Alle ore 17 di quel giorno memorando, che segnò ancora una volta la vittoria del bene contro il male, il «Pesaro» salpò l'ancora tra l'entusiasmo di tutta la Gente di Mare che dai bordi e dalle calate lanciava i più caldi «Wiva » al suo audace e buon pioniere.
Non appena il «Pesaro» fu al traverso della nave redentrice «Garaventa» i marinaretti intonarono l'inno di Gori, le cui calde e solenni strofe si elevarono per onorare l'ennesima battaglia vinta.
Il cuore del creatore della «Garibaldi» esultò perchè vide che la famosa clausola aveva il valore d'uno spauracchio, come simile a quei fantocci di paglia, col grugno coperto d'una paglietta rotta - e slabbrata, che i contadini pongono come uno spaventapasseri in cima a un palo, nei campi.
Abbiamo voluto accennare all'epilogo del «Pesaro» perchè esso più di una battaglia, serve a mettere a fuoco tutto l'animo e l'ardimento del Capitano Giulietti».
Cap. XXII.
BATTAGLIE GIORNALISTICHE
I giornalisti borghesi strillarono, e visto che le navi garibaldine restavano nelle mani della «Garibaldi», si morsero le mani di rabbia impotente; avevano tentato tutti i mezzi per mandare in frantumi la realizzazione del più bello scopo di Giulietti, e non si potevano capacitare che un fatto così grande – quale in realtà si presentava agli occhi di tutti – potesse essere riuscito reale e vero; allora cercarono di calunniare Giulietti dicendo che le cinque navi garibaldine erano state vendute dal Governo a un prezzo irrisorio, defraudando l'erario di trenta e più milioni.
| |
Stato Gente Mare Gori Capitano Giulietti Giulietti Giulietti Governo
|