«La Mazzini», che dette assai nell'occhio ai critici, non osando criticarla, se non in quanto, dicevano esulante da essa il poetico argomento. Non si cantava, è vero, in quelle trentacinque terzine le bellezze di una Circe, di una Cloe, di una Lydia, ma si elevava un peana marinaro, un inno alla robusta fibra dei marinai, s'innalzava sulle onde dei mari un canto a colui che le aveva vedute (in sogno) rosse del colore del garofano, solcar veloce gli oceani, apportatrici di pace e di fecondo lavoro, guidate dai suoi compagni non più schiavi, ma liberi, ma indipendenti, ma fratelli!
N.D.R. - Dall'ode, «La Mazzini», riproduciamo solo quattro versi in cui Tanini esalta il significato della bandiera della «Garibaldi». Eccoli:
È la bandiera santa del dolore;
È la bandiera delle lotte ardenti;
È la bandiera del marin fervore,
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Per affrancar qualunque gente schiava.
Cap. XXIV.
FERMO E REGOLARIZZAZIONEDI DUE NAVI RUSSE CZARISTE
(1° Maggio 1920)
Nell'aprile del 1920 gli equipaggi di due navi russe, battenti ancora la bandiera del regime czarista, non più esistente, vennero a Genova in Federazione e chiesero a Giulietti protezione non esistendo un console russo a cui rivolgersi. A bordo di queste navi, ormai fuori legge, gli equipaggi erano privi di qualsiasi tutela. Gli ufficiali erano ancora ligi al regime tramontato. I Comandanti, incoraggiati dagli agenti armatoriali, preferivano navigare in quelle condizioni, visto che le autorità italiane lasciavano fare, invece di mettere quelle navi sotto la nostra bandiera come avevano fatto altre nazioni con altre navi.
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