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      Per questo fu colpito dal nuovo armatore della sua compagnia.
      «Nell'attesa di rimbarcarsi riorganizzò i marittimi e da allora continuò a difenderli. Diede così vita alla Federazione che oggi tutti i marittimi riunisce e affratella.
      «Il Capitano Giulietti seppe, in pochi anni, portare la Federazione all'apogeo delle vittorie; premunirsi e difendersi dagli attacchi armatoriali; disfare le sorde camarille gesuitiche e una infinità di nemici sordi e invisibili, annidati, talvolta, fino dentro la famiglia federata; liberarsi dal male con atti sempre generosi scaturenti dalla libera volontà dei soci; lottare contro elementi di governo sovente coalizzati con l'armamento per contrastare la fatale marcia evolutiva della classe marinara; persuadere uomini di Stato della giustissima battaglia marinara sulla via della rigenerazione della difesa di diritti in derivazione del dovere compiuto; ottenere leggi difensive; disciplinare la gente di mare come una grande famiglia di buoni fratelli; e far penetrare nelle file sempre più estese il senso più fervido della fede e dell'ordine in un cameratismo ignoto fino a questi tempi «Dal Comandante al Mozzo»; entrare con spirito lungimirante nel terribile conflitto germanico poichè il Giulietti aveva intuito che più che una guerra di armi sarebbe risultata una guerra d'idee; infondere a tutti i fratelli del mare quell'ardire che è tutta l'anima sua di fiero combattente; e a vittoria conseguita ergersi difensore temibile per i cari martiri che le nostre file dettero in sì larga copia alla redenzione europea per la libertà del mondo.


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Storia della Federazione Italiana dei Lavoratori del Mare
di Giulio Tanini
Tipogr. Angassini Genova
1952 pagine 173

   





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