Per conoscere bene l'anima del Grande Scomparso, occorre riportarsi al Capitolo della Sua storia federale: «una cerimonia tramata in sordina». Questo capitolo termina con queste parole:
«...Benchè animati dal più vivo desiderio di descrivere la solenne festa marinara della consegna all'On. Giulietti di quel segno d'affetto, sentiamo l'impossibilità di farlo perchè il nostro cuore è semplice e perchè non ignoriamo l'avversione di Giulietti a tuttociò che è artificiale...».
Così scrisse Giulio Tanini perchè, ad epilogo di quella grande festa, egli pronunciò, o meglio iniziò un mirabile discorso che la sua infinita modestia gli vietava di riprodurre nella Sua storia federale.
Ma, per fortuna dei federati, il discorso da lui iniziato e poi interrotto perchè colto da malore, lo conosciamo dalla prima all'ultima parola perchè era stato da Lui scritto prima di pronunciarlo.
Prima di riprodurlo più sotto, riteniamo necessario per la esattezza storica degli avvenimenti federali, riassumere brevemente come si svolse la festa dell'8 maggio 1920.
Alla Presidenza fu chiamato il Presidente del Consorzio del Porto, senatore Ronco, che pronunciò commosse parole di saluto all'indirizzo del capitano Giulietti.
A nome del personale navigante – Stato Maggiore e Comuni – pronunciò poi un applauditissimo discorso il Direttore di Macchina, Cap. Antonio Conte.
Riassumiamo le sue belle e forti parole.
L'oratore fece notare anzitutto che era pieno di significato e di auspicio che la cerimonia si svolgesse nello storico palazzo San Giorgio ove si erano elaborate tutte le glorie marinare della Dominante.
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