Lo riproduciamo per intero affinchè la Gente del Mare lo legga, lo mediti, lo faccia conoscere. Lo faccia conoscere perchè da esso balza tutta la Sua grande anima, il suo sconfinato amore per la Gente del Mare e per tutte le Genti della terra. Perchè fu il Suo ultimo discorso, fu il congedo da coloro che tanto amò e difese, perchè nelle ultime frasi del suo smagliante discorso benedice l'Uomo che elevò i «remi da galera» a dignità umana.
Pensiamo che in ogni bordo, in ogni casa di marinaio, non debba mancare il testo del discorso di Giulio Tanini dell'8 Maggio del 1920. Sarà il miglior modo di onorare la memoria del Grande Scomparso, sarà il miglior modo di sapere e di comprendere cosa fece questa nostra grande e meravigliosa Federazione Italiana dei Lavoratori del Mare; sarà il miglior modo di imparare a difenderla e a sostenerla da qualsiasi tentativo di incepparne la marcia che, sino ad oggi, pur attraverso tremende difficoltà e soste paurose imposte dalla parentesi fascista, fu sempre trionfale perchè il timone della Federazione fu sempre governato dalle mani esperte di un Nocchiero che – come Giulio Tanini – ha dedicato e dedicherà la Sua vita in difesa di tuttociò che è grande, nobile e giusto...
Ecco il discorso di Giulio Tanini:
«Io credevo, egregi signori, di potermene rimanere solitario e silenzioso in mezzo a voi, a godermi, occulto, e nell'intimo del cuore, questa festa solenne e gentile, tutta ardente di «amore marinaro», ma le speranze mie sono state deluse all'ultimo momento, perchè gli egregi componenti il Comitato, candide anime bene intenzionate ma troppo illuse delle mie povere capacità oratorie, mi hanno obbligato ad accettare una funzione che, se per il cuore, e per l'entusiasmo mi è graditissima, terribilmente grave mi si presenta al pensiero, giudice retto di me stesso: Sì sono spaventato del compito, non solo di accettare un ufficio cotanto delicato e difficile di parlare dinanzi a voi fra i quali noto oratori fecondi e alati del nostro ceto intellettuale, ma anche di dire due parole al mio Maestro, sempre eccelso nei suoi fervidi discorsi, sempre dominatore squisitamente equilibrato, del suo cuore che è come un oceano in tempesta, ma a cui egli comanda con la sicurezza di un genio e di un condottiero.
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