«Vi troverai anche i nomi di modesti impiegati marittimi e quelli della tua famiglia federale che sempre trattasti con nobile larghezza d'affetto, con signorilità di modi, con equanime liberalità, insomma alla tua memoria riappariranno affratellati, per un effimero attimo della vita, mille amici, mille fratelli, centomila anime, tutte rivolte verso di te in un palpito immortale d'amore sublime, quasi non terreno.
«Questo effimero dono (effimero se comparato alla meravigliosa opera tua che non compatisce altri paragoni), rimarrà eterno nella storia della Federazione, come eterno tetragono, rimarrà il monumento che tu solo creasti; lo dirò anzi, con le medesime parole dello storico, che come Augusto aveva trovato una Roma di fango e la lasciava di marmo, tu davi al bronzo un edificio che è gloria della Marina d'Italia, pegno immortale al progresso del mondo.
«Prima di terminare il compito assegnatomi, e facendo forza a me stesso, perchè la commozione è maggiore della mia volontà, permetti che questa vedova e questo orfanello di marinai, che la guerra lasciò senza sostegno, e che vengono a rappresentare le innumerevoli vedove e orfanelli lasciati dall'immane catastrofe mondiale, ti porgano umili fiori, bagnati col pianto di tante madri, di tanti orfanelli. A questi esseri umani non sorride più la pace sul tetto di casa: freddo e deserto è il focolare domestico; non più la mano carezzevole del padre si poserà a benedire e confortare la debole creaturina che s'avvia pel mondo, ma alla quale tu, pieno di compassione e di pietà, corresti incontro a difendere la vita, i diritti, l'avvenire.
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