Questa madre, il cui cuore, come il mare, è pieno di eterna amarezza, viene a dirti, fra le lacrime, che tutte le madri italiane, per bocca sua, ti ringraziano e ti benedicono con gli occhi, più che con la lingua che non saprebbe esprimerlo, quanto tesoro rimane vivo, palpitante, vero, buono, nella futura gioventù italiana, alla quale tu dischiudi con la «Garibaldi», un avvenire di conforto e di bene.
E ora – a voi fratelli del mare – date uno sguardo al passato, ai patimenti sofferti, alle mortificazioni subìte, alla vita piena di mali e di cattivi trattamenti, a bordo e a terra; a bordo per locali malsani e fetidi, per alimenti scarsi e avariati; a terra per ruberie senza nome, in preda degli accaparratori, dei sensali, dei vampiri, in agguato eternamente per succhiarvi i pochi e sudati guadagni, sotto la minaccia, le imposizioni, i trattamenti da schiavi dei superiori, dei padroni e di quanti altri avevate bisogno per ottenere un imbarco a sfamare le vostre creature lasciate negli ingrati porti a basire nella miseria e nel dolore, e comparate quei tempi a quelli del momento attuale; è tutta l'opera di un sol uomo, del suo nobile cuore e del suo lavoro titanico e indefesso. Beneditelo dal profondo del cuore, perchè Egli è veramente il vostro genio tutelare, il marinaio eccezionale e insostituibile che ha sacrificato tutto se stesso, tempo, giovinezza, i comodi e gli agi propri, per la vostra felicità e per l'avvenire dei vostri figli; salutatelo, dunque, o fratelli, con voce d'uragano, con l'evviva più ardente della fede, della gratitudine e dell'amore».
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