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      - Desidero che lei faccia ardere il mio corpo in una radura del bosco: ecco - e qui, mi porse poche, scarse, economie - ecco quanto credo basti per pagare due o tre peones cholos pel ammucchiare pochi lentischi e ginepri: il fuoco è stato sempre il mio nobile ispiratore e voglio lasciare a lui le mie aride e vecchie ossa. Il resto basterà per la stampa delle mie memorie.
      - Que' libri - e m'accennò un grande scaffale che ricopriva le pareti intere della Capanna, - furono i miei fedeli e unici amici, anzi fratelli; la prego accettarli come ricordo del povero lucchese morente, nemico dei preti e d'ogni religione; libero d'ogni metafisicume come d'ogni razionalismo pesante e indigesto; non riconosco altri poteri che la gran forza del Sole, padre di tutti noi, e nel Sole, ossia nelle sue fiamme terrestri, desidero ritornare.
      - Prenda tutto; e si ricordi di me quando giunge nella dolce Italia e nella cara Lucca dove io ebbi l'onore di nascere quasi sessant'anni fa.
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
      Caro lettore, io ti prego di non rider di me, se ti dico, che versai pietose lacrime sul viso del bravo toscano morente; che obbedii a puntino le sue ultime parole; che ne chiusi pietosamente gli occhi e che meco recai un pugno di cenere di quel corpo che tanto aveva amato e sofferto, che tanti nobili pensieri ebbe in vita, e che simbolo della toscana laboriosità era andato a morire solingo silvano, in un bosco sperduto della lontana Bolivia.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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