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      I preparativi, la partenza, gli addii, furono cose dell'altro mondo: i siciliani, ormai è una frase trita, sono anime di fuoco; ma in qualche circostanza, io credo che ardessero come la lava del loro vulcano. Ci accompagnarono turbe schiamazzanti da Messina lungo tutto il cammino, fino quasi alle falde dell'Etna, che dovevamo attraversare.
      Oh deliziosa marcia, panorama maraviglioso e incantevole; quando rivedo col pensiero, quella montagna gigantesca, che pareva una bestia misteriosa accoccolata; quel bel cappuccio di neve, quei pini, quelle quercie grandiose, que' sentieri che a me parevano smisurate vie, e non erano che fili inerpicantisi su le prime e più vicine falde del gran monte; quelle spalle di macigno smisurate, erte, ripide, a picco; sempre mi sono apparse, nella grandezza loro, sublimi, uniche sulla terra; ho visto e attraversato le Alpi, il Potosì, le Ande, i grandi monti Allegham, ho contemplato il sorger del Sole dal Vesuvio stesso; ho toccato con le mani le pietre inaccessibili del Tandil; ma l'impressione magnifica che desta l'Etna nella mente fantasiosa di un giovinetto è al di sopra d'ogni altra. Non può far maraviglia dunque se Omero (non so se Omero l'ha cantato) e Virgilio e i poeti greci e siciliani ne hanno cantato, in strofe immortali, la sublime apparenza e l'hanno personificata creandone fuori una deità immortale.
      . . . . . . . ma la Sicilia
      ferace dà le quadrighemagnifiche, i bene bardati
      corsieri dal piè di tempesta.
      Ne' tuoi stadi l'assa tutt'oroguizza come folgore in nube.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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