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      Che cuccagna e che gazzarra durante il desinare, che si faceva tutti insieme in un gran refettorio con in mezzo un tavolone lungo lungo e massiccio che pareva di macigno. Un ufficiale e un frate, un ufficiale e un frate, e così tutt'intorno: a capo tavola il padre guardiano (dico padre per mo' di dire, perchè di padre che mi ricordi io, non aveva che il nomaccio) gran sbafatore e bevitore e fumatore che sfidava chiunque a berne come lui.
      Il pesce che veniva in tavola era portato in certi vassoi giganteschi capaci di contenere un pesce spada intero intero; gli arrosti di carne e di pollo, le insalate, le fruttiere colme di mandarini e di aranci facevano un effetto maraviglioso su quella lunga tavolona, e in tutto lo stanzone non si sentiva che un vocìo assordante e scoppi di risa, grandi viva all'Italia e al 31°.
      Però se avessi potuto veder nel core a tutti quei fratacchioni dalle faccie rubiconde e paonazze io non dubito punto che avessero in tasca più Franceschiello che Vittorio, o la santa romana e cattolica religione con a capo Pio IX; ho l'impressione che codesti servi del signore, fossero più seguaci di Falstaff che del fondatore del loro ordine, che veramente non ricordo più come si chiamasse, giacchè in Sicilia e a Napoli in que' tempi (e disgraziatamente forse anche oggi) pullulavano codesti ripugnanti parassiti in abiti rossi, celesti, turchini e neri, vera peste dell'umanità in genere, ma dell'Italia in specie.
      Bisognava andare da Catania a Palermo! una bella tirata se vogliamo; ma così erano gli ordini; si dovevano fare le leve militari, a cui i siciliani non erano abituati; e qui potrei narrare casetti ridicoli e strani per far vedere come, in fondo, quel povero popolo che è sempre stato schiavo di tutti, Francesi, Spagnuoli, Borboni e ora Italiani (non credo di dire il falso affermando questo; perchè io domando al governo del mio paese che cosa ha fatto per la Sicilia dal '60 in poi, se non spogliarla, immiserirla, perseguitarla, misconoscerla?


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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