Dopo un anno ritornammo indietro, sostando in presidi in quasi tutte le città Sicule.
Io ero cresciuto assai e m'ero fatto più omino e più forte: ritornammo indietro per un'altra parte, di selve e fiumi popolata, e bivaccando a giornate, ed esercitandoci al tiro e agli esercizi di compagnia. Eravamo, io credo, di nuovo vicini assai a Messina, quando il battaglione di mio padre, (era il 1°) fu distaccato d'urgenza attraverso aspri sentieri e letti di torrentacci secchi, pieni di ciottoloni ardenti, che ti fraccassavano e bruciavano i piedi. E tu, lettor mio buono, aguzza qui di molto l'occhio, e il pensiero, perchè ti narrerò cosa tremenda di essi, per mia disgrazia ed orror sommo e vergogna eterna, fui testimone e, in parte, innocente reo: ma pensa, lettore, che io seguiva mio padre; che mio padre era ufficiale dell'esercito italiano; che l'esercito italiano, a que' tempi, (io non so ora!) era feroce nemico del nostro Gran Padre, e se l'avesse potuto avere nelle mani in una selva, il delitto di Aspromonte sarebbe avvenuto anche più tremendo!
- «I briganti» - «I briganti» - presto suona la tromba; in marcia; «sono passati di quì, sono passati di là; entrano in Catania»; «si dirigono su Messina; sono venti, trentamila!».
Tanta paura? un esercito completo?; ufficiali medagliati e con alla testa il cugino di Giovanni Cadolini, un prode de' prodi, che aveva veduto le groppe de' Francesi, de' Tedeschi, de' Croati, degli Ulani; a Mestre, a Varese, a San Fermo, aver, dico tanta paura, di quattro garibaldini sperduti che filavano dietro alla loro Stella?
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