Su, su, su, su: si dileguaron l'ombre, ma è un fatto che Garibaldi era passato, trascinando seco dal bosco della Ficuzza l'anima di Sicilia; se ne stette, com'è noto, a Messina tranquillo, passò a Reggio, fu sulle balze di Aspromonte, ove un'infame palla di piombo dei regolari feriva nel malleolo del piede destro, quel grande Patriota d'Italia, che l'aveva redenta e che mirava anche ora a riunire le membra della Madre antica.
Oh quante volte rileggendo da Quarto al Volturno e l'altra Dal Volturno ad Aspromonte del Bruzzesi, io mi sono morso le mani e ho pianto su quelle pagine maravigliosamente calde del più grande amore che scaldasse mai petto italiano; e rivedo ancora, come una visione di luce di dolore e di mestizia, il bastimento che portava via il generale: egli era sul ponte ravvolto in un mantello che a me parve bianco: aveva intorno molti suoi garibaldini; il nostro bastimento correva in senso opposto; tutta l'ufficialità era intorno al Cadolini: però lo dico a onor del vero; passò l'eroe, e molti ufficiali piansero; tutti cavarono le sciabole e salutarono; i soldati alzarono un urlo formidabile che riecheggiò sulla marina e sulla città che biancheggiava lontana ancora; vicino a mio padre v'era un giovine, il tenente Carlo Primerano, amicissimo suo e che mi amava tanto; lo udii chiaramente pronunziare parole contro il governo Rattazzi e dire che questo misfatto non era colpa di Vittorio: (e allora di chi?).
Povero Carlo Primerano tu disertasti per correre, camicia rossa, sull'agro romano: moristi da eroe la mattina del 3 Novembre 1867.
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