Un giorno, nel dopo pranzo, l'ordinanza mi disse che si sarebbe andati a fare una splendida camminata al porto, sul molo. Di cotesti moli ve n'erano moltissimi, e andavano innanzi nel mare che era pochissimo fondo e con acque così terse e belle che si vedeva chiarissimo un soldo gettato al fondo e che i monelli neri e luccicanti come moretti si gettavano a capofitto a trovare e raccogliere.... con la bocca!
Cammina, cammina, l'uomo mi condusse a un gran molo, che sporgeva fuori quasi in mezzo al mare e intorno al quale v'erano diversi barchettajoli che pescavano con la lenza; mi divertivo non so mai quanto a veder tirare su que' be' pescioni d'argento che brillavano al sole e si contorcevano e agitavano per staccarsi dall'amo crudele, e salvarsi; quando: plàffete, un urtone del mio soldato mi gettò a piè pari nell'abisso nero che s'apriva sotto le tavole della gettata!
Io non so se gridai, se chiamai aiuto, se mi raccomandavo colle braccia e con la bocca piena d'acquaccia verdastra e sudicia del risucchio di tanti vapori: mi trovai ingolfato dal liquido elemento, attratto spietatamente verso il fondo e vidi, in un istante che fu un baleno che mi parve durasse mill'anni i gran pali neri e viscidi ricoperti di muffa marina, enormi ciottoloni e, con gran terrore, certi granchi neri e pelosi, grandi come la testa d'un ragazzo, che si muovevano lentamente mi venivano incontro.
Ma fu un baleno: una poderosa mano m'agguantò, mi spinse su, mi sostenne e
«Quindi uscii a riveder le stelle»
come dice il Poeta.
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Poeta
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