Soffro, infatti, ogni quindici giorni, e talvolta ogni mese, talvolta di otto in otto giorni, d'attacchi furiosi alla testa: un dolore paurosissimo di capo che mi toglie il lume agli occhi, mi fa farneticare e divincolare, come se fossi colpito da mal caduto.
Onesto villano! ho pagato caro la mia frivolezza e il mal seguìto consiglio di quattro svagolati che avevano tempo da perdere: il matto mi pagò, e confesso il vero, ripensandoci, mi meraviglio che nel lungo andare della mia vita, io non sia ammattito del tutto; perchè una legnata a quel modo, data alla cieca, sul cranio di un bambino di dodici anni, se non l'uccide, l'avvia di certo a Frigionaja.
E quante volte, nelle mie subitanee impulsività, che mi hanno fatto tanto male e m'hanno precipitato a volte in querele scabrosissime dalle quali sono uscito perchè ho avuto fermezza e forza di carattere; quante volte dico, m'è tornata a mente la bastonata del povero pazzarellone lombardo e la mancanza della cara guida di mia madre!
CAPITOLO VI.
Codesta permanenza in Lombardia, mi porse l'occasione di conoscere come gl'Italiani fossero ancora freschi di due grandi sentimenti, dirò così, eroici; il primo me lo rivelò il vedere in ogni bottega di ciabattino e di falegname, il ritratto di Napoleone I, in tutte le forme e grandezze: Napoleone a cavallo con un binocolo all'occhio che guarda un lontano campo di battaglia; Napoleone seduto con le aquile d'oro al dorso della poltrona; Napoleone vicino alle tende, illuminato da' grandi fuochi del bivacco; Napoleone tutto solo, col gran paiolino a pizzi, o feluca come la chiamano oggi, dalle ciglia aggrottate; cammina l'eroe tra' fasci dei fucili e dei tamburi, e passa lento e duro in mezzo ai suoi poveri soldati che chi sa come tremavano (pensavo io) a malapena coperti dal mantello; Napoleone su uno scoglio, con la mano che gli sorregge la testa, mentre guarda lontano lontano la visione delle sue gesta perdute; insomma Napoleone in tutte le salse, a seconda dei gusti; ma la maggior parte raffiguravano il gran tiranno scannator di popoli «le braccie al sen conserte» nell'atto di mulinare nel suo cervellaccio qualche altra carneficina.
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