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      Andando a spasso con mio padre, vedendolo di buon umore e accorgendomi che quel giorno non era marina torbida, messo pianino pianino la mano in tasca, cacciai fuori un baioccone, dicendogli: «guarda babbo, cos'ho trovato.» Ficcarmi quegli occhiacci verdi in faccia, diventar rosso e sentirmi vacillar le gambe, fu tutt'uno.
      - «Dove hai preso quel denaro!»
      - «L'ho trovato, l'ho trovato in strada» rispondo: insomma dopo dieci passi lui era stato capace di tirarmi fuori la confessione di tutto (meno de' calamai, che ce ne avevo uno ancora in tasca!)
      Cosa non mi disse l'onesto mio babbo! che la casa era disonorata, che io era l'unico ladro che tutta la famiglia avesse avuto in cinquecento o mill'anni di onorata specchiatezza; che io sarei diventato un ladro matricolato e che per punizione andassi subito, volando, dalla buona Vivandiera e, in presenza di tutti, proprio davanti a tutti, soldati e bassi ufficiali che a quell'ora dovevano mangiare nel capannone, facessi esemplare ammenda del mio delitto.
      Numi del cielo! ho quasi settant'anni, ho passato la mia vita in mezzo a disagi, pericoli, tempeste furibonde che mi hanno fatto vedere la morte a due passi; ho avuto che dire e che fare con banditi e assassini e ipocriti e gente di mal affare che a tener loro testa ci voleva animo saldo e spregiudicato: ma quando ripenso al terrore che provai di dovermi presentare a quelle forche Caudine, il «dura terra perchè non t'apristi» del divin cantore dell'Inferno è pretta retorica!
      Persi il lume degli occhi, traballai, piansi (tra me e me perchè mio padre m'aveva insegnato a non piangere, che se no, guai!


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





Vivandiera Caudine Inferno