Giurai a me stesso di ritrovarlo il mio buon amico, attraverso qualunque pericolo, qualunque difficoltà: e Cesare io ricercai poi, da grande, tanto dall'Italia, come dall'America, quando, trovandomi in buone condizioni, io voleva ricompensare in un modo qualsiasi tutto quello che un uomo generoso, che non aveva vincoli di sangue con me, aveva pur saputo fare con tanto disinteresse e per tanti anni.
Ma la fortuna non volle sorridere alla mia gratitudine; giammai, nessuno rispose alle mie lettere; nemmeno il Sindaco del paese, quando venti anni dopo, gli scrissi per sapere se il buon Cesare Franchi era vivo o morto.
Possa tu o caro compagno e amico e padre della mia tormentata e solitaria infanzia, aver avuto una vita lunga felice fra' tuoi cari e i tuoi campagnoli; una vita allietata di bravi figli, una vecchiaja riposata e dolce, nel cantuccio del tuo camino, dal quale avevi, per far piacere a me e sollazzare le mie veglie invernali, evocato tante novelle e fantasime una più bella dell'altra.
Anima semplice e onesta, allegrona e sensibile, cordiale e caritatevole, io spero che il destino ti ripagasse a cento doppi tutti gli scatti di generosità che avesti per me, e che la vita ti sia stata leggiera, ricca di fortune: il tuo pane e il tuo rancio diviso meco sui campi di Sicilia, della Venezia, della Lombardia, non può non esserti stato ripagato con un buon interesse dalla tua costante onestà: «chi fa bene ha bene» dice il proverbio, e mai proverbio dovrebbe, come per te, essere più auspicante veritiero.
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