Così, così doveva essere: sia benedetta la memoria dell'onesto mio padre.
Con passo incerto e trepido, mi avvicinavo intanto con la scorta del buon vecchio Odoardo, alla casa che mi doveva accogliere come figlio. Nessuno si presentò alla porta; meno che la buona zia Adelina che mi abbracciò piangendo e ridendo insieme, e gli occhi di quella cara donna parevano come quando il sole mescola i suoi raggi fra le goccie di pioggia, in primavera.
Appena entrato, dopo aver avuto una triste impressione montai le alte scale di casa che avevano un volto tanto nero di gesso brutto brutto e per me terribilmente minaccioso, appena, dico, messo il piede nell'entratura, vedo, a piedi d'un tavolincino un gran monte di zucchero sparso per la terra, e la bella zuccheriera in briciolini schizzati da tutte le parti - «Allegro Giulio, - dice ridendo la buona vecchia; buona fortuna; hai finito di patir la fame!» - Non ha finito di dirlo; che entra la mia nonna, con una scodella di zuppa fumante che mi mise sul tavolino, e subito, a volo d'uccello, da tutte le parti entrò un nuvolo di donne e signori che essendo l'Ascensione, avevano fatto sciabà col nonno: O cielo! che manna era quella? il mio palato non aveva sentito cosa più ingorda.
Era l'Ascensione, ho detto, e quella famiglia, che viveva veramente una vita da principi sempre, nelle solennità poi scialava e banchettava, tanto che la nomea n'era grande a Lucca e lo zio Policarpo invitava dieci, venti amici a simposj costosissimi imbanditi d'ogni primizia.
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