Ma prima un pò di schizzo delle persone.
La nonna era una bellissima vecchia, senese, bassa e grossa, con certi occhi che incutevano rispetto e paura; donna di pochi spiccioli, stile antico, non aveva, come suol dirsi, peli sulla lingua; guai a andarle contro, o metter bocca negli affari di casa, dove ne' primi tempi che io vi stetti assieme, era regina assoluta.
Donna però di gran cuore e di un patriottismo a tutta prova, grand'amica della contessa Martini, che aveva nome di essere una seconda Cairoli; la nonna ne' tempi burrascosi delle nostre guerre contro gli austriaci aveva spinto con le proprie mani i suoi tre maschi alla guerra e se ne vantava poi, quando tornati incolumi, le facevano corona a desinare e a veglia.
La giovinezza della nonna Carolina aveva avuto del tragico; era nata nel 1800 a Siena da Venanzio Faiticher, tedesco, primo cavallerizzo del granduca Leopoldo. Aveva, dunque nelle vene, e n'ha trasmesso a noi qualche goccia, dell'esecrato sangue austriaco, e di certo, quel pò di feroce, crudele, e dispotico che tutti noi della famiglia Pane abbiamo ereditato nella schiatta, è il veleno austriaco bell'e buono.
Giovanissima, sposò mio nonno Giulio Alessandro (al quale io rifeci il nome) un bel giovane, di temperamento malinconico, di grande sensibilità, e onestissimo: era maestro di calligrafia, o come oggi si direbbe, professore, ed eccellentissimo nell'arte sua, come facilmente si vede dai due quadri a penna che io conservo religiosamente e da lui terminati nel 1833, pochi giorni innanzi di morire, che fu di veleno somministratogli, non si seppe mai come, (già lo dissi) dal medico in scambio di altra medicina essendosi il nonno ammalato gravemente.
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