S'ammalò l'infelice! e di 33 anni morì, di morte violenta, come ho detto lasciando la giovane vedova con cinque figliuoli: Adelina, Azzolino, Pericle, Enrichetta e Leonida; per tutta eredità, una casa bella, grande, il casato e la scuola; denaro, punto.
La povera nonna si trovò sola al mondo, con sei creature tutte piccine; per fortuna, fra' maestri che il nonno aveva seco per le varie classi, ve n'era uno, Policarpo Magni, sceso dalla Castellina a Siena in cerca di fortuna: costì si trovò un tesoro che il più raro il mondo non ebbe mai nè mai avrà.
Rasciugò, umanamente, le lacrime della mia infelicissima nonna, prese su di sè la scuola; le dette un impulso più caldo; la gente si commosse della sventura prima e dell'atto generoso di quel giovane povero che non aveva disertato la scuola del suo disgraziato direttore e, in una parola, ajutò la vedova a tirare innanzi e dar la vita a' suoi nati.
Ma, ho quante storie di sacrificj e di povertà serenamente e onestamente sostenuto da quella famigliuola, in tempi calamitosi e infelicissimi. Nel '46, quando scoppiarono i primi moti rivoluzionari, nell'alta Lombardia, la nonna si trovò in grandi perplessità: i tre maschi, tutti giovani forti, belli e robusti, affigliati alla Carboneria erano diventati tre poledri sfrenati; impossibile fu trattenerli; e tutt'i tre entrarono nel corpo dei soldati di Leopoldo: Pericle (mio padre) nei dragoni, Azzolino nelle guardie di Finanza, e Leonida ne' carabinieri. Questo mio zio, molto più piccolo di mio padre, ma di un volto bellissimo, suonava divinamente la tromba e fu messo nella fanfara.
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