Un giorno che non c'era nessuno in casa, la povera vecchia mi chiama e mi dice:
«Giulio, tu lo vedi che vita meschina che fo; sono sola qui in mezzo a tutti questi birboni che mi vogliono male; lo zio m'inganna (e giù lucciconi come fagioli); la serva mi fa la spia per succhiarmi denaro; le zie (eran due serpenti) non vedono l'ora che io moja per restare sole e comandare; non ho nessuno (lucciconi tutt'e due), altri che te, figliolino mio, tu solo puoi farmi un gran bene e io ti regalerò quello che vorrai».
Naturalmente tutto commosso dico di sì, che avrei fatto tutto quello che voleva - e lei mettendomi una bella lira in mano mi dice: - Devi andare così e così e ti devi appostare così e così e vedere a che ora va lo zio da quella infame Giulia e quando esce; ma non ti fare scorgere nè da lui nè da lei - e raccontami tutto quello che vedi per filo e per segno, - perchè poi saprò io cosa devo fare».
Il mio cuore, quasi senza riflessione, capì che ciò che io avessi fatto con la povera nonna sarebbe stata un'infamia anche peggiore di quella dello zio, e la sera tornato a casa le dissi che non c'era nulla di verità in tutto quello che le andavano chiaccherando le donne, e così la calmai, ma ce ne volle, perchè la nonna Carolina, era una donna tutta fuoco e palpiti, e non dubito punto che un giorno o l'altro avrebbe messo in esecuzione il piano delle sue vendette.
CAPITOLO IX.
Cessati li stimoli della fame, ripulito, rivestito, feci la conoscenza del resto della famiglia; la quale dopo avermi, tutto in circolo con gli amici, guardato ben bene dalla testa alle scarpe e riso un mondo (che dovetti parere a tutti un tanghero bergamasco) mi portarono a prendere il caffè sull'altana del casone che abitavamo in Via della Polveriera N. 126 proprio di faccia a Porta San Pietro, o Porta del Vapore.
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Giulia Carolina Polveriera N Porta San Pietro Porta Vapore
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