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      Direi una bugia se dicessi che non mi volevano bene: la nonna m'adorava, Fanny m'era come sorella; ma in cuore sentivo che io costì ero un intruso, un orfano raccattato per misericordia; capivo che quella non era casa mia, e che il pane che mi davano, era pane salato e salato bene: troppo presto imparai a mulinar fra me e me il significato dei versi del nostro poeta:
      - «Tu proverai sì come sa di saleLo pane altrui, e com'è duro calle
      Lo scendere e 'l salir per l'altrui scale.»
      Ogni poco, qualunque scappatella che l'età giovanile mi trascinasse: « - Ohè - mi si diceva: - cosa ti credi? tu qui non sei nulla, sai tu sei un orfano; un ragazzo abbandonato, non hai nè mamma nè babbo; tuo padre ti ha piantato come un cane; puoi ringraziare Dio che lo zio non vuol dare dispiaceri a Carolina, (la nonna); cosa ti credi?» E una volta che mi azzardai di dirlo alla nonna, successe una guerra tale fra loro che le zie poi mi stettero nere per più di un mese, e fui costretto a non dir mai più una parola di lamento con nessuno, rassegnandomi alla vita che il destino m'aveva preparatoLo zio Policarpo era un galantuomo ma freddo e compassato: era simulatore: e dissimulatore, ho detto; mi volle bene a modo suo; e poi ci aveva il nipote Carlo che stava in casa anche e lui che, (senza volermi male, troppo bene veramente non mi voleva, come si vedrà fra poco). Insomma ero uno spostato fin dall'adolescenza e verun conforto io poteva avere o desiderare o sentire se non nello studio, e in quello - sia ringraziato il cielo - io mi gettai con la forza di dieci anime: esso fu veramente la mia salvazione, la mia gioia, il mio ristoro, il mio avvenire, tutto; e quelle ore solitarie e intensamente vissute tra' volumi della libreria del nonno, non le scorderò mai.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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