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      Avete mai visto un bell'uccellino vispo e allegro, preso lì per lì nel boschetto d'un giardino e portato nell'aula di Fisica dell'Istituto, e messo sotto una campana Pneumatica per studiare sul miserello l'effetto che gli fa la mancanza dell'aria, che man mano, facendo il vuoto, l'addormenta, l'avvelena e l'uccide?
      Orbene il cambiamento avvenuto in me dal ritrovarmi nell'ambiente di Lucca e della casa e delle genti che avrebbero dovuto essermi, famiglia, compagnia, educazione, fu precisamente identico.
      Lasciavo l'allegria e il movimento un pò scomposto e sventato del reggimento, ov'era tanta gioventù spensierata, allegra e contenta e dove la più sconfinata libertà era il condimento del poco e duro pane che si mangiava, ma che in cambio, teneva lo spirito in costante alacrità e svogliatezza; lasciavo - dico - quella vita felice, per il silenzio quasi certosino della città, imprigionata e soffocata dalle sue strade strette, buie, strozzate, per le sue cento e più chiese, e chiesine, cappelle, oratori e conventi; per il numero straordinario di preti e seminaristi che, come eterne filate di scarafaggi, infestavano (e purtroppo intestano ancora) quella fra le città di Toscana, la più dotata di spiriti gentili, gagliardi e ribelli.
      Pare incredibile che Lucca sia stata la patria di Castruccio Castracani, di Francesco Burlamacchi, di Lazzaro Papi, di Boccherini, di Alfredo Catalani (l'usignolo del Serchio), di Tito Strocchi, del gran Carrara e di Puccini! E dico: pare impossibile, inquantochè io credo che se v'è una città ove l'anima si debba sentire imprigionata, fiacca, volgare, quella è: tranne in alcune solennità, come l'Ascensione, la festa di Santa Zita, il 15 di Agosto, per il Volto Santo, Natale, Pasqua e la Domenica delle Palme, per le quali si riversa in Lucca una fiumana di villici calati giù dalle ridenti colline e fino dalla Garfagnana; Lucca dorme il sonno grande che l'oppio delle sue chiese e dei suoi mille riti e dei suoi preti mesce in gran copia sull'infelice popolazione.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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