C'era, fra noi, un giovinottone di circa diciannov'anni, ma tarchiato e grosso e con tanto di baffi, che a noi (uccelletti di prime penne) faceva un'invidia matta; aveva due pugni ferrati, due spalle da granatiere, due zampe grosse e forte che avrebbero sostenuto un elefante, Testa matta e cor allegro, ne aveva sempre una delle sue, per far scoppiar dalle risa quel battaglione di cor contenti che eravamo; lo si temeva, un po' per le mani che eran dure e lasciavano il segno; e un poco perchè alla lezione di storia e geografia si metteva sempre a tu per tu col nostro Del Carlo.
Era figlio del colonnello Giovannetti, lucchese, celebre nella Storia del Risorgimento per la famosa giornata di Curtatone e Montanara, ove aveva saputo tener testa a 28.000 croati, col solo battaglione toscano.
Lucca adorava quell'eroico cittadino (una via della città è dedicato al suo glorioso nome) e, si capisce, che, il figlio, aveva una specie di carta di salvacondotto sempre in tasca. Se faceva una monelleria, una scappatella un pò grossa, salava le lezioni, rispondeva a' professori, li sbeffeggiava, e che so io que' mille nonnulla giovanili che fanno arricciare il naso a' parrucconi della scuola: - eh - si diceva - è figlio del Giovannetti, gli si perdoni; oppure veniva il Preside e lo redarguiva con: - «Vergogna, il figlio del Giovannetti» oppure: «Giovannetti, si ricordi chi fu suo padre» - e al Giovannetti pareva, forse, che quelle parole fossero quasi quasi una lode, un merito, un tacito benestare, e tornava daccapo.
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