Ebbi a lavorare col Gelli a un quadro di architettura (rappresentava la tomba del Pelliccia) per l'Esposizione di Belle Arti di Firenze. Fu premiato con cento lire, che se le beccò, naturalmente il professore; io fui ricompensato con un bel diploma di benemerenza che persi in un viaggio nelle Pampas, essendomi stato rubato il bauletto in una Fonda, sperduto a' confini del Paraguay, nel 1884.
Abilissimo nel disegno il Dal Poggetto mi protesse sempre e mi amò; e ricordo con riconoscenza il suo bacio paterno quando, dopo vent'anni, tornato a Lucca, volli andare a rivederlo, e a riverirlo.
Credo che il professor Dal Poggetto, ora vecchissimo, ma sempre arzillo e vegeto, passeggi come un giovanetto per le vie della mia patria, con la sua mazzettina sotto il braccio e con quella sua testina simpatica d'artista.
Niente dirò del prof. Bianchini, quello Francese: ne parlerò quando dirò qualcosa delle lingue che devono studiarsi a suo tempo dai giovanetti: era buono? era bello?
CAPITOLO X.
Gli amici.
Prima d'andare avanti devo fare una confessione. Riandando indietro indietro i miei ricordi, non trovo che rarissime figure di giovanetti a cui potessi dare il dolcissimo nome d'amico. La parola amico, per me, ha un valore grandissimo, e più serio di qualunque altro, per es. l'amore, la parentela, il compagnesismo, ecc: la riconoscenza, la gratitudine ecc. L'amore passa, la vera amicizia resta; e aderisce, come l'edera e il muschio, alla roccia e al tronco di quercia. Rarissimi sono i veri esempi d'amicizia al mondo, come rarissime sono le vere partecipazioni degli affetti soavi e tenaci che durino tutta la vita.
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