Io non ho avuto amici; o per dir meglio, ho avuto, come i giovani, le solite conoscenze usuali che non passano oltre alla prima impressione della conoscenza superficiale. E non ho avuto amici, non perchè il mio cuore sia stato inaccessibile agli affetti calmi e duraturi della vera ed intensa amicizia (perchè credo che nessun altro al mondo abbia avuto come me un cuore dotato di più viva sensibilità e di natural simpatia pe 'l suo simile); ma perchè l'animo mio, incline alla contemplazione silenziosa delle cose, misantropo senza saperlo, sognatore, spregiatore delle venalità e della vanità delle genti che vedeva affannarsi di molto per un impiego, per un ciondolo, per una fortuna; sentivo come un tirati in là innato, che mi rendeva rustico e inabbordabile alla maggior parte de' coetanei. Ho stimato poco l'uomo, nulla la donna; se il caso mi ha fatto sentire una propensità più spiccata verso il sentimento dell'amicizia, non lo fu che per la donna d'età; per le madri; e poi i miei studi, i libri, furon sempre di fatto la più tenera e fedele, e ambita compagnia durante la vita: il tempio della mia amicizia fu quello; e non saprei, oggi, trovare nel fuggevol passato, che ebbi così avventuroso, altro da contrapporgli, al gentil sentimento dell'amicizia che il fascino sostanzioso e dilettissimo della lettura.
Però, ricordo con intenso affetto, e memore simpatia, due o tre figure d'amici che ebbero a divider meco i primi giovanili entusiasmi e il sentimento più profondo dell'amicizia.
Tenace fui nelle passioni, tenace fui nell'amore a quei rarissimi amici (che io ricercai anche dopo quaranta o cinquant'anni): ma, lo confesserò? non ritrovai per nessuno di loro perfettamente giustificata la solida e tenace bramosia in me di ritrovarli e d'avvicinarli di nuovo.
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