Ma, quanto mi ci volle a finirlo! com'è dura la vita a lasciare un corpo sano e giovine e robusto! Come dev'essere dolorosa la cessazione dell'esistenza, e quanto dev'essere doloroso l'ultimo anelito dell'agonizzante: niente paura. Pensiamo ai milioni d'esseri che sono spariti in milioni di secoli; pensiamo ai milioni di coloro che dovranno morire inesorabilmente. In questo stesso momento quante migliaia d'uomini non mojono? ecco la sola legge giusta dell'umanità: guai se la morte non fosse. Consoliamoci, allora, e cerchiamo d'avere una morte almeno tranquilla e in pace, la coscienza pura; la guida costante d'una retta condotta; un amore ardente all'umanità che soffre, per renderla meno tormentata e meno brutale: queste riflessioni non ti tranquillizzano, buon lettore, di tutti i patemi d'animo e di tutte le paure dell'annullamento di noi stessi? ma lasciami ritornare al mio gatto.
Rimasi tutto pauroso e spiritato col randello in mano; tremavo come una foglia; avevo i capelli steccoliti sul capo, la gola secca; il sangue non mi scorreva più nelle vene; mi sentii vile e mi riconobbi infame; cosa ne farò del gatto pensai? un'idea mi balenò nel cervello: avevo un bell'elettrofono del Volta che sapevo avrebbe funzionato a meraviglia con la pelle d'un gatto: lo spello, lesto lesto; lo nascondo ravvolto in certi cenci sotto il letto, e corro a preparare la salamoia per conciar la pelle.
Avevo paura che le persone di casa mi leggessero in viso il mio delitto. Tremavami il cuore; sentivo, realmente sentivo tutto l'orrore d'avere ucciso un essere vivo.
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Volta
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