Certo nè lei nè io sapevamo che cosa succedeva nei nostri cuori: non potevamo conoscerlo; la Natura serba soltanto per sè i suoi misteri, i segreti suoi sublimi; poi che fui grande, il divin cantore di Silvia m'insegnò a un tratto a capire cos'era quel dolce eppur tanto doloroso primo anelito d'un'anima che risponde invisibile ai palpiti di un'altr'anima:
Tornami a mente il dì che la battagliaD’amor sentii la prima volta; e dissi
Oimè, se quest'è amor, com'ei travaglia!
Che gli occhi al suolo tutt'ora intenti e fissi,
Io mirai colei ch'a questo corePrimiera il varco ed innocente aprissi
Passò fugace l'idillio; credo che la mia cara, angelica zia se ne fosse accorta... ma tacque! Solo dopo molti mesi, una festa che venne a passare la giornata in casa, entrando nel mio studietto, mi disse: «Tieni Giulio, te li manda Carmela, che parte per Palermo stasera» - Erano due tavolette di cioccolata e dentro una pansée schiacciata e morta, ma ancor fresca! - Mi salirono le fiamme al core e al viso; alzando gli occhi e incontrando quella della buona creatura, vidi due grosse lacrime che le luccicavano negli occhi.... Così svanì il primo sogno azzurro, di quella vergine.
Carmela! Sei tu sempre al mondo? madre forse sarai di bella e nobile prole: eri tanto bella tu, che, oh certo, il sangue tuo avrà arricchito i tuoi nati di quella soave e maestosa nobiltà che brilla nella carne siciliana. Molti lustri, molte decine d'anni sono passate sulla tua visione angelica, quando eravamo buoni e perfetti!
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