... eppure, attraverso i dolori e i piaceri e le sventure e le peripezie, quelle passioni vecchie e nuove, in mezzo al fragor dell'onde o nelle solitudini delle foreste, la figura snella e leggiadra, i tuoi occhi lucenti e sfavillanti come Sirio io vidi ognora fissi su me a ricercarmi nelle pił intime fibre del cuore; come in quei giorni beati; il mio labbro mormorņ a te, parole silenziose e appassionąte ed era una fantasima, ma che cantavano l'amore divino dell'universo.
Si richiuse, a poco a poco, quella finestra di luce apertasi repentinamente nel mio cuor giovinetto: altre cose belle e brutte vennero a divagarmi; l'anno dopo, d'inverno, il nonno prese per tutti noi un abbonamento al Pantera, dove recitava il celebre Stenterello Landini: ci andai anch'io.
Pochissimi teatri ho frequentato in gioventł; quando potei farlo, perchč aborrivo la noia di rinchiudermi dentro un salone dove si moriva di caldo, d'afa e di chiacchiericcio; uomo e da vecchio i miei mezzi non mi permisero mai di buttar via denari ne' teatri: se mai, ho fatto questo sacrificio per udir la musica del mio Verdi: non ho udito altri spartiti che i suoi, nč ho cercato, in altri maestri, un diversivo a quella divina lingua universale che č la musica verdiana.
Recitava col famoso Stenterello (perchč il Landini si poteva veramente veramente dire celebre nel suo genere) anche la figliola sedicenne (mi pare si chiamasse Garibalda). Orbene me ne innamorai follemente. Quel vederla sulla scena rappresentar le parti d'amorosa; quel bel visino paffutello grassino e allegro; le paroline che sapeva dire con tanta passione; que' dąddoli pieni di sentimento fiorentino, un po' grassoccio ma familiare; tutto m'attirava e mi faceva maturare come una pera cascaticcia.
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