E notavamo bene in alto mare, e fino alla lanterna e scherzavamo coi conoscenti che pullulavano al Balena, al Nettuno, a Teti, e da cui si sprigionavano, la mattina a mezzoggiorno, di sera e di notte, le onde musicali de' pianoforti e delle piccole orchestre, rallegranti que' tramonti rossi maravigliosi, che pareva volassero leni leni sulle acque, a dare il benvenuto a' primi dilucoli degli astri che brillerebbero poi come gemme sullo specchio tranquillo e maraviglioso del nostro mare divino.
Ma quel mare divino s'arruffava spesso e guai allora! perchč la sua collera si tramutava in furore rabbioso e in guerre minacciose e sterminatrici.
Negli ultimi giorni di Settembre e Ottobre, quando pare che la Natura si penta d'essere stata tanto longamine, tanto buona e carrezzevole co' poveri mortali; ecco si rabbuffa tutta e principia a ruggir di lontano co' suoi aquiloni di libeccio, di grecale e di tramontana.
Presto, presto ecco si vedono comparire all'orizzonte purissimo, cento paranze affacendate a raccoglier le reti e ingabbiano vento, correndo a' ripari delle fidate rive materne; ma il vento pare inseguirle rabbioso, furibondo; si sferra invelenito e dilania con la sua spaventosa rabbia tutto il panno che i forti viareggini imbracciano alle cigolanti antenne: la scotta, terzaruoli, le vele latine spariscono; resta lo straglio, piccoletto e forte e via; scivolano come rondini, quelle navicelle forti e sicure nelle mani de' pił gagliardi marini d'Italia.... Due, quattro, sei, dieci, l'alza al giardino di destra e la sferra nel vuoto; serpeggia il palo maestro nel cielo descrivendo degli 8 giganteschi; cigola e squassa la chiglia, e trema e vibra e par che si raccomandi: un suono misto di grida, d'ululati, di voci di comandi striscia nelle corde come in un'arpa immensa e le ondulazioni sonore, pił alte e pił basse, s'alternano fra le verghe e le gabbie.
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