Il marinaro, a petto nudo, nuda la testa, nude braccia, nude gambe, co' cappelli che sbatte il vento, sta; o corre sul pericolante naviglio, l'occhio al fil d'acqua ch'egli troverà in un supremo sforzo di vigore, d'esperienza, di bravura....
Vento.
Amico e nemico del marinaio il vento è la sua vita, e può essere la sua morte; con lui non si può nè vincerla nè impattarla; a volte arriva come una carezza, sfiora le guance, increspa l’onde, scherza co' raggi del sol che tramonta; tal'altra non s'annunzia nemmeno; giunge di schianto come la tigre della jungla; salta, afferra il panno, lo sbatacchia con buffate calde e mordenti; s'alza la spuma tutt'attorno, è un tornado, un gale, un pampero, la bora; strappa cime, sferra ormeggi; spacca bombressi, rompe timoni. Guai alla guardia che non fa in tempo a bracciare in panna; povere vedovelle, poveri orfani!
In quelle tempeste viareggine, il vento libeccio salta sull'acqua come un serpente boa; investe di poppa la povera nave come un sughero; su su cinquanta... eccole s'avanzano oche maestose verso il «fosso» per entrare e mettersi in salvo (il vento) qui.
Chi non ha veduto le libecciate che s'abbattono su Viareggio un po' prima o un po' dopo gli equinozj, non è stato testimone d'una delle più grandi e formidabili meteore che la Natura sferra con tanta violenza sulle coste del Tirreno. In poco tempo gonfiano le acque del mare, e s'accavallano con onde spaventose di 10, 15, 20 metri d'altezza; gonfiano e spumano e ribollono e rompono forsennate su' pochi scogli della spiaggia; s'alza l'onda furente in cavalloni mostruosi al di sopra del molo, e va a infrangersi con un rumor morto e tremendo contro il faro, che s'alza all'entrata del Fosso: di notte li spruzzi giganteschi, la spuma del rigurgito fremente diventa pazza furiosa; ravvolge come in una nuvola il gran chiarore della lanterna e vi forma degli aloni iridescenti e fantastici.
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